ho imparato ad amare la poesia
perché su uno scaffale mi colpì il titolo
“Poeti Maledetti”.
quel libricino conobbe tutti gli odori della mia adolescenza.
(Dove sei adesso…
in quale bar di questo zodiaco
ti dimenticai?)
poi ci furono tanti altri libri, mi innamorai dei versi.
ma non capivo una cosa fondamentale.
una cosa che voi non indovinerete così presto;
qualcosa di impolverato nei secoli.
incontrai un artista, avevo diciassette anni
lui quarantanove.
molto bravo a dipingere ritratti e nudi.
mi invitò a casa sua, io ero veramente bello. (Un Dio greco).
facemmo l’amore e non è un sogno.
facemmo l’amore sul pavimento, fra le nervature
dei palchetti in noce.
era una casa lussuosa, immensa.
non ebbi nemmeno un sussulto
quando me lo mise dentro.
grazie a lui capii qualcosa che incendiò
le mie tenere
piume di cigno incazzoso.
capì che i miei poeti preferiti erano tutti delle checche.
rimbaud e Varlaine, Garcia Lorca, Pasolini, Whitman, gran parte della beat generation
e poi mi fece conoscere tutti gli altri poeti e scrittori
sandro penna, Bellezza, Kavafis, la Woolf, la Yourcenar, lirici greci, persiani e tanti altri ancora.
il mio preferito Jean Genet. No forse Mishima perché si è suicidato
con tanta nobiltà.
capì insomma e che avevo fatto il primo passo
per essere un artista come lo intendevo io.
un artista con i controcazzi.
avevo dato il culo, con sentimento.
ma non scrissi poesie, ero e sono un illetterato, ma mi dedicai alla pittura e alla scultura . (con successo anche)
sempre seguendo le impronte artistiche dei culattoni.
sinceramente sono convinto che quello che mi manca a livello artistico
dipende dal fatto che non sono
omosessuale (e neanche paraculo).
potete dire quello che volete, bigotti della domenica,
l’arte,
l’integrità dell’arte
stà nelle anime che nutrono, senza riserve, anche
e soprattutto
la loro mano sinistra.