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Pubblicata il 16/04/2020
Aspra la pena

ragni tendono tra i rami
le loro esche di seta
fuggo da filari di viti già spoglie

abissi soavi d'alberi
raccolgono ai piedi rosse le foglie
aspra la pena del nascere e consumarsi
avvicinandosi all' inverno.

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Ancora più aspro il consumarsi ancora prima di nascere al chiuso di uteri incolpevoli, in quella traversata che dovrebbe dare la vita ma che talvolta, in talune epoche, prepara invece al buio senza nessuna compassione. C'è però uno zoccolo duro e materno, caparbio e ribelle a sottostare, a disperare... l'ho intravista così questa tua, Malalunaa, ma è solo una mia visione.

il 16/04/2020 alle 23:56

Leggera, pur se profonda (e non è un ossimoro…) ;-) ciao

il 17/04/2020 alle 00:37

Arlette/il tuo commento è molto più bello del mio testo! Più che altro era un pensiero dell'autunno ritrovato per caso insieme ad un'altra decina collegati...non so se scritti in sequenza o aggiunti di tanto in tanto...sono distratta e disordinata ma non li considero difetti ma solo un mio modo di essere e di non dare mto peso a ciò che scrivo? Non so spesso me lo chiedo e ci ridacchiò su...il fatto è che quando scrivo sono altrove ed è piacevolissimo ma non posso farlo a comando solo quando capita.Caspita occhecommentoe'!? Non assomiglia minimamente alla concretezza del tuo.Sorry.E' stato un piacere

il 18/04/2020 alle 09:00

Guga/ si ha visto giusto un piccolo pensiero...dove il tuo occhio di Poeta ha trovato profondità grazie un saluto

il 18/04/2020 alle 09:02