sto nelle stanze della mia casa,
il Silenzio che vi regna mi consente di ascoltare
il fragore dei miei pensieri, la musica della poesia
che risuona nei padiglioni dell’anima,
come le note della Primavera di Albinoni.
mi affaccio dal balcone dei miei occhi
e scopro le nuvole che danzano,
e scorgo le fronde che ondeggiano
e odo il pigolio dei nidi appena schiusi.
sto nel silenzio delle mie stanze,
“andrà tutto bene”, mi ripeto,
avvolta in uno scialle di solitudine e
spingendo lo sguardo in lontananza,
vedo fanciulli affamati di vita che
intrecciano arcobaleni,
per adornare le facciate dei palazzi
coi loro disegni sorridenti.
“Andrà tutto bene”, mi ripeto;
ma io mi perdo fino all’orizzonte,
inseguendo il volo di una rondine audace,
che sfugge alla legge dello stormo.
sulla tela dei giorni vado ricamando
un’immagine amata
e allo stesso tempo perduta, senza forma.
dove sono i miei vecchi della piazza,
che sostavano su panchine sverniciate?
sono anche loro reclusi nelle case?
quelle case che promettevano ristoro e riposo,
e mani amiche che avrebbero stretto
le loro mani ossute e scarne?
se ne sono andati in molti in questo tempo malato,
senza lasciare un saluto
senza la loro eredità di ricordi,
a me che l’avrei accolta con amore,
a chi l’avrebbe accolta con stupore,
e custodita in un libro,
ormai bianco e privo di parole.
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