Fuori dalla finestra sembra di guardare
una tela insolita
dove l’unica strada vuota
cammina senza correre verso il paese…
ci entri amica cara, morbida
come un pastello a cera sulla gota.
così sul poggiolo… dal cielo arricciato
scendono corde di grandine.
dentro la fotografia riesco a vederci
una barchetta in pieno giorno, e un faro
in carta seta si è acceso sulla costa.
mi dirigo per errore voluto tra le querci.
in un foglio ci metto la favola contratta
che è in me, e ci disegno a primavera
per due volte una ruota.
e con la carta crespa una bicicletta,
e tu poetessa che hai l’accortezza
di toccarla con la delicatezza d’una nota.
nel privato di poche sillabe ringrazio te
poeta e voi oltre i luoghi comuni delle
lenti dei miei occhiali, fiori di pannolenci
delicati d’esser venuti.
papà avrebbe forse addirittura
sorriso nel vedervi, dietro un arrivederci.