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Pubblicata il 25/02/2020
quando il vento intraprese
la fredda strada dell’autunno,
tu serrasti le labbra
e gli occhi
dall’iride cerulea,
e ti appoggiasti al vecchio albero
del ciliegio.

una volta riaperti
ti apparvero le foglie
staccatesi appena dai rami
come un’infinità di origami,
gli stessi che da bambina
nei lunghi meriggi di solitudine
piegavi in una qualsivoglia forma

e sospese nel vuoto
la tenue luce che filtrava dalle nuvole
non fece abbastanza
per alleviare il loro tormento
e così il tuo,

poi decidesti
prima del suono
della sirena di mezzogiorno,
di correre a casa,
con tutto l’affanno
di una lacrima
e di una sofferta parola trattenuta,
per imporre un ultimo addio
alla tua terra e al ploro dei tuoi cari.

ora io ho un cuore che si è perduto
in questi giorni
che precipitano verso l’estate
pensandoti in un altro continente:
oltre questo oceano,
oltre queste montagne,
oltre questo cielo
che più riesce a darmi conforto
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