Di lavorio mentale è questa fatale
teatralità, di una smorfia atroce
che s’incarna all’imbocco della
caverna, di un’entalpia del pensiero
lucido, di un mettere la mano avanti
a distribuire guerre e crudeltà
lui parla, ma in fondo nemmeno pensa
del volto in ragionamento è già
stato detto mostro
e con quell’aria tutta dotta, alla ricerca
di parole sane, t’introduce il fiele
in bocca, e boccheggia e si
sfarina ogni resistenza
ora tutto risiede in quella maglia sobria,
che nel verde tinta contiene il mostro
ragioniere in una coppa di follia
e se i pugni in cielo ciondola inveendo,
non è certo per la pace ad arte declamata,
tenuta in caldo per rinfocolare guerre.
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