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Pubblicata il 13/01/2020
-Respira l’aria, ha il cuore in ostaggio
tra le ali l’infinito vagito, agio
per un destinatario sconosciuto.
-Una destinazione ignota la sua,
com’inverno ad incanto si insinua
oceano primordiale d’amore
necessario, sgomento e tepore.
-Un sorso a sfinire l’ambrosia
l’idea resa senza più storia, fioca
penombra di parole senz’oltre
a generare, null’altro che forse.
-Null’altro che delicato languore
il lascito di fuggitivo scemare.
-Non il piacere, ma l’errare fugando
dunque
quel frangere rabbioso, quel tanto
quanto basta senz’altro essendo
al fine marasma d’insieme cangiante
sovra ogni cosa immensità pulsante
ragnatela d’insondabile ascesa
a luce morsa, spenta, pretesa.
-Ove dunque il cielo per il volo?
-Ove tutti i sogni, le nostalgie, l’assolo
dal mio al tuo, perdono travasato molo?
-Un tenue nulla anela
perisce purezza, cela
l’intimo guado assorto.
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le domande sono le cose più belle di questa poesia, come una corona finale, ma anche la chiusa, splendida

il 14/01/2020 alle 09:29

Gentilissimo Arturo! Ti ringrazio! Potrei chiederti, approfittando della tua generosità, quale sensazione lascia al tuo sentire la lettura di questa poesia? Solo la sensazione tua, personale...

il 14/01/2020 alle 11:59

tristezza, come per qualcosa perduta che amiamo, che sappiamo che esiste, e non ritroviamo

il 14/01/2020 alle 13:04

Grazieee! Sei stato gentilissimo! Ottimo! ^ . ^

il 14/01/2020 alle 13:42