-Respira l’aria, ha il cuore in ostaggio
tra le ali l’infinito vagito, agio
per un destinatario sconosciuto.
-Una destinazione ignota la sua,
com’inverno ad incanto si insinua
oceano primordiale d’amore
necessario, sgomento e tepore.
-Un sorso a sfinire l’ambrosia
l’idea resa senza più storia, fioca
penombra di parole senz’oltre
a generare, null’altro che forse.
-Null’altro che delicato languore
il lascito di fuggitivo scemare.
-Non il piacere, ma l’errare fugando
dunque
quel frangere rabbioso, quel tanto
quanto basta senz’altro essendo
al fine marasma d’insieme cangiante
sovra ogni cosa immensità pulsante
ragnatela d’insondabile ascesa
a luce morsa, spenta, pretesa.
-Ove dunque il cielo per il volo?
-Ove tutti i sogni, le nostalgie, l’assolo
dal mio al tuo, perdono travasato molo?
-Un tenue nulla anela
perisce purezza, cela
l’intimo guado assorto.
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