Caro mi fù
quell’Irte Colle
intimo e silente,
dimora dell’amato
francesco,“il poverello”.
un dì m’apparve
il novello fraticello
per mano e
con immenso amore
bruciò il cuor mio
fraterno e prediletto.
dolce carezze
sul viso speranzoso
m’attirò alla vestigia
d’un passato glorioso,
m’aprì il cuore
umile e sapiente,
cotanta beltà
giammai provai.
tante lune trascorsi
al romito colle
or manifesto cortese
affabile e felice,
fiero di me stesso e
per l’amico audace,
mi ha donato sapienza
professo e appagato,
fratello Beato,
sempre sia lodato.
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