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Pubblicata il 06/12/2019
Corrodemmo lo sguardo per sfregarci la notte tra le lenzuola bianche.
scordammo il dardo nel petto, le botte prese scintillavano come diamante.
e fu un istante:
ti amai.
corrodemmo il riguardo di non perdere le rotte tra le saracinesche aperte.
scordammo il volto, il nostro essere cotte al sole di vita, le nostre risa storte.
e fu un incanto:
ti toccai.
e fummo straniere incontrate alla stessa frontiera,
fummo serene sul far della sera
quel giorno.
non c'era bisogno di fare di nuovo ritorno alla casa.
ci bastavano i nostri corpi,
i nostri templi insorti improvvisi sui monti
che costeggiano il cielo.
ci bastavamo noi.
fu giallo il sentiero di quel cielo nero che ci percorse
quel giorno.
non c'era bisogno di fingere un volto di posa.
ci bastavano i nostri corpi,
i nostri profondi laghi attorti nei tramonti
che costeggiano il velo.
ci bastavamo noi.

fu tempo di guerra e di amore.
fu un sorso di vita fuori da ogni dove.
il tempo fu escluso da quel nido di rovi
fu un'esplosione di sapore,
un viaggiare altrove.

corrodemmo lo sguardo per guardare fisso il sole irradiarsi tra i pori.
scordammo il riguardo di difenderci dai raggi, di curarci dei rovi.
ma fu sangue e fu vero.
fu un patto straniero.
fu il tocco zero.
e io davvero non ero più solo me.

cerco costante da quel giorno ancora un sorso di quell'amore.
scordo il traguardo di trovarmi in istanti, ho il dannato terrore di non mangiarti,
ma sappi che non cerco te.
io cerco costante ancora un sorso di morte, una briciola di consistenza finissima.
io cerco pedante ancora un pezzo di vita, un sapore d'intensità altissima.
cerco il tramonto di un contatto mai dato,
cerco il tocco in un mare annoiato
ma il mio passo è incalcato,
e sprofondo.
voglio rompermi e trovarmi vita
anche nella foresta,
con solo me stessa
e la mia fame
infesta.

eccomi sola:
un'ira funesta di sole.
ecco
È l'aurora.
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