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Pubblicata il 19/11/2019
-Là dove la luce accecava lo sguardo nel suo guizzo più abbagliante incalzava irriguardoso ladro di vita, il buio proveniente da l’ombra nata dietro quel tempo interminabile di silenzio.
-Di lì a poco sarebbe stato un deliquio , un liquido dileguarsi di visioni al soffitto per poi scivolare lentamente in immagini giù per le pareti della mente fino ad arrancare nei respiri più affannosi dell’indolenza divenuta apatia.
-Nessuna tregua, non una possibile via d’uscita appariva ora possibile!
-Quanta profondità ci può essere nel sentire la vita sciogliersi fino a percepirne il pianto nelle arterie?
-La lentezza di quanto accadeva era sorprendente nella voracità delle sensazioni trattenute al galoppo, a briglia sciolte in quel fatale intreccio di istanti irreali di vibrante terrore venutosi a creare e al contempo così struggenti da apparire avvinti alla stanchezza come chi sa che non c’è guerra vinta in vita, ma un susseguirsi continuo di battaglie, senza vinti e senza vincitori ma solo caduti sul campo, in un divenire senza fine.
-E dire che l’importante era ancora sentire, sentire, sentire…
-Invisibile e lontano la morte aveva le sue labbra vermiglia, vogliose di rivalsa poggiate sul destino appena scoperchiato di getto dal caso, nel rivendicare quel che le era dovuto di diritto, acquisito dal già scritto.
-Le ultime parole apparivano eteree consolazioni al pensiero già chino sul selciato del tempo.
-Un languido mormorio sul fondo appena udito recitava una preghiera antica, una nenia colma d’amore.
-Che fosse questo il punto al quale si doveva giungere? Il punto di non ritorno per poter veder piangere la speranza?
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