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Pubblicata il 04/11/2019
ajace (ultimo atto dell’inutile vita)
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barcolla.
nella nebbia schernisce oblique figurine cadute.
il nero delle nubi strapazza il cielo spaventato.
le armi ondeggiano grigie.
le fughe imbizzarrite ignorano le briglie eccitate dal rosso delle ferite.
maledetto e tradito.

si trascina.
le vesti color odio si strappano sul ghiaccio di un ghigno spuntato.
cavalli affaticati trascinano zoccoli vuoti di brividi e scagliano nitriti alla lussuria del cielo.

ajace sorge insultando con gelosia incontenibile un re meschino e furbo,
volpino e topesco.
tra la schiuma delle maree e le fessure dei legni,
come una freccia scoccata ne l bronzo delle armature,
schianta il sorriso degli Dei sulle soglie dell’Ade.

ajace,
figlio di Telamone,
ad oriente della gloria incendia l’Olimpo.
urlo arso dalle ragioni dell’inutile vita.

(da "silloge dell'assente" - 2012, Agosto)
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