testamento

tienile strette, queste melodie di vetro.
tienile strette, abbine cura, son fragili
come il primo vagito, come il primo pianto
di un bimbo appena nato.
sono deboli, come un fiato di vento
che accarezza l'oceano al calar della sera,
quando l'anima cieca, sincera, cerca speranza
in questa stanza minuta appoggiandosi
ad ogni muro, per non cadere.
non mi curo degli altri:
il mio vetro cadrà,
si frantumerà in mille pezzi,
e quando lo raccoglieranno
gli aprirà le vene, e capiranno.
per me la Poesia è tutto,
la Poesia è tutto!
loro non vedono il ruggito
terrificante del buio
delle galassie,
il loro sguardo e sopito,
sedato dall'abitudine,
dall'acredine, dal credere
che loro sono un dono
caduto dal cielo in un telo
di carne, dipinto con cura
da mani sapienti ed esperte.
ma i loro denti digrigneranno
come i miei quando il Tempo
gratterà le sue unghie affilate
sulla nera lavagna della loro anima.
odieranno la mia poesia, la odieranno
come odiano loro stessi, come odiano
un melo o una vigna, una pigna che cade
o un'ape che ronza minacciosa
vicino la loro carne, la loro illusione.
fratello mio, tienile strette,
queste melodie di vetro.
sono la cosa più preziosa
che io ti possa dare.
qui, ho provato a racchiudere
il mare, qui ho parlato ad Alpha Centauri,
ho visto quel che gli occhi non possono
vedere. Qui, alcune sere, ho pianto,
in totale solitudine, nella voglia disperata
di guardare senza occhi,
di parlare senza bocca,
di toccare senza mani.
tutto quel che ho è qui,
perché questo è tutto quel che sono.
ho provato ad essere un tuono
nel buio, ma sono solamente
una lampadina scarica,
pronta a cadere da mani distratte
per frantumarsi in mille pezzi.
quei pezzi non buttarli, non gettarli
come fossero spazzatura:
quella è la mia Poesia