Si perdono come viandanti,
i vetusti,
nel mare dei loro ieri
e soffia un vento freddo,
nelle ossa
s'annida fragilità di vetro,
duri calli nei loro sguardi
e parole che suonano come addii;
si fan nonni se fortunati,
si lascian cadere
nell'oceano
degli anni.
eppure, in sé,
sanno essere normale
il filo che s'accorcia,
saggezza con spoglie di rughe,
distillano perle ad un solo sguardo,
cantan canzoni dimenticate
di scordati amori
e tempi in cui rubavan fichi.
e il perdono
s'è scordato d'essi
e il tempo non s'è scordato
e i sogni son partiti
e gl'anziani son rimasti
ché la stazione
profuma ancora di gelsomini
e il candore imbianca le tempie
di chi sventola fazzoletti
al sole di un nuovo avvenire.
un tramonto di baci,
il sorriso del riposo
nell'età d'argento
con l'anima d'oro
laminata di diamanti
e gli occhi di smeraldi,
proprio come la mia mamma.