-Cadenza l’istinto, graffia vertigine
ma l’inconscio, lui indietreggia muro
intimo cancro ove tutto ha origine,
in quel vasto silente che sta al fine
senso squarciato di morso d’oscuro.
-Scava voragine l’ineffabile segno
ancora più su a carena tuonante,
al levitar d’altari in suadente sprono
ove sonda l’ammanco l’anima stante
nel suo assolo d’acume essente.
-Danza stentorea la fiera, annebbia
su in vetta avvita, flessuosa sbuffa aerea
stivando in picchiata follia a mezz’aria
silente abbraccio a stampo di gabbia
che al cuore sordo mente, promette
salva la vita dal suo confondere notte.
-La voce, sulle labbra ha la sua tomba
una parola affiorante fuga d’orma
in sé innocente mina sgorga
apatica fanga ad intima foga
dolore a l’unisono nell’alba che affoga.
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