(Esterno - tramonto - piazza d'armi del castello - folla - palco del Re - un cavaliere dall'armatura nera avanza piano)
"E’ un uomo o è Dio?" Domanda il bambino.
La mamma, rapita, risponde in un soffio
"E’ tuo padre, disperso, cacciato, sofferto vivente
ritorna da noi dopo la notte.
La lunga calunnia, i giudici vili,
lo hanno infangato, ma lui ha salvato
la nostre vite togliendo il respiro
al Drago nemico. E ora è qui
e ha diritto di avere giustizia."
La donna si stacca dal fiume di corpi
e avanza serena incontro al guerriero,
cade in ginocchio, alza le mani,
il cavallo si ferma, il silenzio è di tomba.
Un sole sanguigno colpisce stendardi furiosi
le trombe tacciono, strozzando il finale.
La donna parla con voce sicura
“ Son’io, che ho mentito, la colpa è la mia,
un desiderio malato e cattivo
aveva travolto la mia ragione.
Merito collera e punizione,
solo su me sia fatta vendetta,
ti prego fai salvo il sangue innocente."
Scende lento il braccio, cade la spada,
la mano va alla visiera, che alza decisa.
Irrompe violento un raggio di sole
nelle occhiaie di un teschio,
facendo brillare le ossa del volto.
La folla sussulta, le dame gridano
il Re e i Signori afferrano l’elsa.
Mentre il sole si muove
più in fretta di prima
l’ombra del guerriero raggiunge
lentamente la donna in ginocchio
Ancora più scura avvolge le mani
poi gli occhi e i capelli.
La mano si tende verso la sposa
e afferra le sue con grande dolcezza.
Il sole morente disegna
la donna a cavallo
avvinta al nero guerriero
che getta per terra la lancia.
La polvere turbina mentre
il destriero riparte nitrendo
e cala la sera
su una folla in pianto.
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