Malinconica voce danza riccioli d’aria, disegna nostalgie orientali in punta di fazzoletti di cielo e il mare ritrova tra le rughe l’invito di bianche dune ancestrali, aneliti simili ad efelidi di stelle sorelle. Stordita l’abetaia sonnecchia giochi d’amanti e ammutolisce quando l’erba le confida la sua verità segreta sui papaveri, esili occhi ondeggianti in riva alla rupe golosi del tepore d’un caldo vento grecale. Due usignoli giocano a battibeccare come marito e moglie di lunga navigazione e un bimbo indica alla mamma dove ha trovato la sua conchiglietta che ritaglia il sorriso al mare. Simile ad un cercatore di tesori, si ferma ad accettare un bacio di dolcezza a giusta ricompensa della meraviglia creata. Non lontano una finestra dalle imposte accostate ha occhi di lacrime che aspettano l’amato e in lontananza il cuore legge l’orizzonte, il disciolto languore in lacrime strette al viso come chi sa e tace. Piccoli passi rincuorano il focolare di notte. I sogni vanno a morire nel silenzio iniziatico con la pretesa d’esser sentiti, vibrando all’unisono.