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Pubblicata il 19/02/2003
Un sottile velo d'acqua sulle pietre antiche
scroscia verso la Cattedrale
nel respiro neroazzurro dei viali di sera
pennellate di giallo dei primi lampioni.

Nell'utero della citta'
questo teatro dai vari lineamenti
mette un drappo di sipario rosso
sul sangue dei gladiatori romani
morti dove ora fioriscono
fresie e lattine di Coca-Cola.

Nell'aria stempera l'odore di caffe'
le signore vanno all'Opera con chiome di lacca
e qualche scheletro nell'armadio.

Conosco i suoi fregi e i suoi rosoni
come i nei sul corpo del mio amante
so dei suoi capitelli e dei suoi balconi
l'arco rosa dei gerani
persino quel bianco dei palazzi che si sgrana
come lo chignon di una donna molto vecchia.

Questa citta' figlia unica
di questa terra rossa di merda
che si lascia concupire e abbandonare
e raccoglie incantesimi nelle strade
della sua ampia gonna barocca

a volte soffoca come un bustino troppo stretto
a volte devi ritornare
per vedere il sorriso che ti mette sulla faccia
una sera che arriva tra questi viali.
La citta' dal cuore di pietra.
So tutto della citta'
ma
sa la citta' di me?
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Può mai una donna giudicare serenamente un'altra donna?
E se fossero tutte e due bellissime?
Per chi dovrebbero lottare?
Per quali occhi e quali cuori fremere e far fremere?
Lecce è come l'hai descritta tu.
Ma un uomo sa cogliere essenze là dove una femmina coglie false verità.
Er

il 19/02/2003 alle 23:18