PoeticHouse - Il Portale dei Poeti e della Poesia
Pubblicata il 10/06/2019
(esterno-notte - sottofondo ritmo rap)

Su queste rocce arse/
intarsiate di licheni/
poso le mani stanche/
della mia fatale stirpe./
Intorno a me rovina/
il nobile castello,/
a picco sulla valle/
le vigne i fiori, l’acqua./
Non sono stati i barbari/
a toglierci l’onore/
né malattie o guerre,
il male era in noi stessi/
rinchiusi e arroganti/
nel nostro nome antico./
Mancanti ormai di sogni/
siamo avvizziti e scesi/
in una spirale oscura/
fatta di falsi miti/
di dei malati e vizi./
E queste rocce, ora,/
si godon la vittoria/
sulla superbia umana,/
e guardo già la fine/
di razza maledetta/
di cui, ora e per sempre/
sia persa la memoria./
Tarà tattà tattàra/
taràtta tàtta tà.
  • Attualmente 4.25/5 meriti.
4,3/5 meriti (4 voti)

ehi, Eriot, come ti butta? Molto simpatico il tuo rap, il contenuto è tragico e purtroppo, realistico.

il 10/06/2019 alle 12:53

Grazie dei commenti. Vincent, oggi butta rap, ogni tanto sento il bisogno di uscire dallo standard, per quel poco che posso. Harimau: non so proprio se è una moda, io non me ne sono accorto. Il fatto è che il rap io lo detesto cordialmente e l'ho volutamente coinvolto nel mio lavoretto come veicolante ideale della catarsi biblica cui ho tentato di riferirmi.

il 10/06/2019 alle 15:57