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Pubblicata il 09/06/2019
prima che fosse mattina
mi destò una pioggia improvvisa,
fresca, costante, forte
che spazzò via dalle strade
ogni residuo di calura.

il chiacchiericcio festoso degli uccelli
è una costante di cui non vorrei privarmi,
nemmeno in queste ore
dove il Silenzio è Sovrano.

tutto il resto è circoscritto da me
in un limbo di non amore,
mi sono decisa ad uscire dall’apnea,
ora sento la musica dei miei polmoni
che respirano
l’ossigeno inebriante dei ciclamini.

sto curando una carriola arrugginita
interrandovi piccoli fiori rosa fuxia.
“fiori di vetro”, li chiamava mia madre,
che aveva il pollice verde
come le ninfe dei boschi.

laboriosi insetti ne spostano il nettare
di fiore in fiore
per produrre nuove policromie
a quattro petali.
mentre tutti, fiori e insetti,
si apprestano al commiato con la Luce
per il riposo notturno
le belle di notte si accingono a schiudersi
in mille promesse d’amore.

come pegaso alato il mio passo
era leggero e veloce
quando arrivava l’ora del nostro incontro.
ma questa sera il mio amore era imbronciato
grosse rughe gli solcavano la fronte
mentre il sole giocava a nascondino
con nuvole in gramaglie.

le barche, messe a dormire nell’emiciclo del porto,
si urtavano tra loro, come ragazze in vena di dispetti.

questa sera non erano dolci le tue carezze amor mio,
erano urticanti come le parole di un amante geloso.
avevi visto anche tu il mio vecchio amore, Jonathan,
planare ripetutamente sopra il mio cuore.

nonostante tutto.
hai ricoperto ogni centimetro della mia pelle
con la tua umida presenza;
brividi di carezze, spalmate senza avarizia
con le tue lunghissime mani.

io, denutrita d’amore,
mi lasciavo sfamare
senza opporre resistenza.
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mi sembrano tante, così come sono , tra natura, fiori e carezze, bella e dolcissima poesia

il 09/06/2019 alle 16:42

mi sono bastate per un anno, Arturo. Grazie

il 09/06/2019 alle 16:57