Spontanee sensazioni sentimentali svegliarono la stessa notte
Così assopita sulla vibrante vita del qui presente Don Chisciotte
Mi chiamo Alonso Quijano e son divenuto cavaliere errante
Di mia sponte, un giorno partii alla ventura col cuore trepidante
Non sono un visionario, riesco a distinguere i mulini a vento
Dalle braccia dei giganti e i burattini dai demoni d'ogni tempo
Illudo il nemico ch'io sia immaginario o chiaramente sconfitto
Diverrò Imperatore di Trebisonda, dominando ogni conflitto
Il mio scudiero è Sancho Panza, fidente e promesso governatore
Il pensiero va a Dulcinea del Toboso di cui son ammiratore
Il mio destriero non è un ronzino, bensì un purosangue corvino
Si chiama Shalimar e disarciona il passo di chi si pone vicino
Giungemmo presso un'osteria, fingendo di trovarci in un bel castello
Incantai due prostitute, evocandole donzelle in un ritornello
Brindammo alla causa e raggirai l'oste, battezzandolo nobiluomo
Fui armato del titolo e tolsi il disturbo da mero galantuomo
Nel fitto bosco liberai un ragazzo strapazzato da un contadino
Dei mercanti Tolediani tentarono invano di frenar il cammino
Incontrammo due incantatori e tal principessa da essi rapita
Si travestirono da frati benedettini con una dama smarrita
Più avanti, un vasto esercito si spacciò per un gregge di pecore
Si camuffarono da pastori e ci attaccarono senza remore
Dei balordi tentarono di passare per uomini afflitti da lutti
Assistemmo ad un falso funerale e li facemmo scappare tutti
Un giorno, un impostore vestito da barbiere con l'elmo di Mambrino
Rivolle una catenella di rame, singhiozzando come un bambino
Liberai delle brave persone da crudeli guardie che le scortavano
Non erano galeotti perché le mie intuizioni mai si sbagliavano
Assonnato, mi appoggiai su Sancho Panza, giurando di non parlare
Un gruppo comico provò a metterci in fuga per il mio brontolare
Anche il cavaliere degli specchi mi sfidò, ma perse codesto duello
Era un amico di Salamanca: Sansone Carrasco, basso e snello
Volli misurarmi con dei leoni e aprii la gabbia, sorridendo
I felini annusarono le mie mani e le leccarono, annuendo
Diventai un personaggio tragico, così, prima di starmi arrendendo
Sul mio letto di morte esclamai: "Io sono nato per vivere, morendo"
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