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Pubblicata il 13/04/2019
Qua i vecchi di giorno spariscono
ma all'alba li trovi sul mare.
saggiano l'acqua col piede largo e avvezzo:
remo d'un legno in abbandono.

nel capo indurito di salsedine
hanno nascosto l'eco dei comandi
e alle dita la pena
per quella forza che spingeva l'argano
dalle reti guizzanti.

li vedo alla battigia a testa china
rammentare di onde e di paranze
o presso un gatto rosso come sangue
di tempeste che vissero: rare parole tremule
come un'onda di muggini alla rete.

a notte fonda un non so che li desta, quasi un invito.
eccoli là già pronti per partire.
salpano un poco ogni giorno.
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... e lì a parlare di ormeggi e pontili, di palamiti per le orate e nasse per le aragoste. Di rispetto per il mare, al quale si è affidato il primo respiro in attesa di affidargli l’ultimo, quel mare che era fonte di cibo e libertà infinita. Otto, nove anni e si era in grado di “buttare le reti”, non era un gioco per bambini, ma si cresceva presto...Li ho ancora ben chiari nella memoria quei volti e le loro storie e qui ne hai riportato con classe e semplice eleganza uno spaccato. Davvero gran bei versi.

il 13/04/2019 alle 01:19

Romantica e crepuscolare (nel senso buono), lascia nostalgici, perchè i vecchi appunto son vecchi, morti loro sparirà quest'avanzo di mondo...molto piaciuta

il 13/04/2019 alle 16:09