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Pubblicata il 10/04/2019
Non fu invano restare fermo ad ammirare in silenzio quell’ondeggiare evanescente ed epifanico, riverso su sé stesso, senza meta nell’eterno inarcarsi su e giù, rigonfio di lucore per poi ammirarne il precipitare improvviso, quasi dono inatteso strappato alla grazia rinvenuta orfana di vanità, sotto maestosi affreschi lungo la via dell’anima che portava al sepolcro ricoperto d’antico, ancestrale alveo abitato da salmi, tanto cari alla cura della malinconia, tenuta affamata, lontano dalla realtà ingannatrice e svenevole del superficiale sguardo occasionale d’un tempo trattenuto per il bavaro alla partenza del treno. - Nella mancanza e nell’assenza io sono fiato sospeso, inconfessato irrisolto, impermanenza -, sembrava s’udisse della solitudine la voce satura e silente del tempo vissuto, senza nessuna speranza d’essere altrove, immobile nel rivivere eternamente l’attimo d’estasi a fermo immagine, intento a rincorrere rimembranze redivive di caldo sole riflesso sulla sabbia accecante d’elisio. Ma col tempo svanisce la risonanza del sacro giuramento fatto col cuore traboccante cosmico legame, verginale utero d’anime gemelle nella pur matura convinzione che niente e nessuno potrà mai cancellare la fusione avvenuta, quand’ecco il miracolo oltre l’essere, oltre la morte, oltre la vita terrena a testimonianza di fede allevata nella mente d’infantile e pura meraviglia!
-E’ un sentire simile a quella del giglio che impotente si lascia cogliere, estirpato dalla mano irriverente di cieca ingordigia e ignorante irriverenza intento ad ammansire il dolore del distacco di radici tranciate per sfamare il piacere del desiderio tutto umano di possedere la bellezza d’effimera corporeità, nel trascurare la cosa più importante: il risvolto sacro del senso d’appartenenza a l’universo come un tassello al suo mosaico, testimone di dono smisurato di creazione divina.
-Come può la fragilità svelata nel pudore dell’innocenza esser sacrificata?
-Come restare inermi e non indignarsi al cospetto di tale sacrilegio?
non costituisce questo una vera sciagura , ossia scegliere di non vivere la bellezza restando aperti, pronti a godere della rivelazione come anime catturate da un dipinto in contemplazione?
-Bisognerebbe imparare a non inquinare la sacralità degli istanti destinati a ravvivare la sorgente di gioia nel cuore, senza cadere ostaggio di aspettative, inganni, mappe, paure!
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