I gatti, al pontile
la luce sputava appena, il sole,
dai remoti anfratti.
il pesce vispo, sui banchetti sporchi,
s'adagiava comodo come un prato.
patetico e stanco, il pescatore di notti bianche e
lunghe, ne aveva ricolmi
gli occhi. Rimpiangeva gli Agosti caldi
di Grano sfavillante
sprecati tra braccia sottili di
puttane leggere e spesso madri.
'Un gran pescato!', s'udivano voci passanti,
ma per l'apatico e stizzito lupo
quell'olezzo nauseante era come fuoco
per le sue narici, aride e squamate.
oro che rigurgitava odio e solitudine.
le sue mani doppie e sudicie
e secche e callose dolevano piu'
di mille bracieri,
di mille serpi i morsi.
e dalle seppie ormai sfinite filtrava
il veleno acido nelle ferite piu' profonde ed
aperte, incessante supplizio!
eppure continuava, il bastardo, a
sventrarle, arrese, le cernie,
gettandone le spine aguzze
in pasto ai gatti, belli e pazienti.
gioielli come il tempo, degli
uomini e del mare, loro,
ne conoscevano la sadica
misericordia.
b_C
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