PoeticHouse - Il Portale dei Poeti e della Poesia
Pubblicata il 10/03/2019
- Allora noi eravamo la giovinezza piena, luminosa -
ci dicevamo dopo tutti quegli anni,
illudendoci di ritrovare briciole,
preziosi ritagli che il tempo non avesse mistificato.
fu come riscoprirci bambini
spiare noi stessi dalla serratura.
- Ricordi - dicevi - Salivamo sulle colline
a guardare dall'alto la città
e indovinare oltre l'ultimo braccio di verde
l'infinita distesa del mare.
alla stazione passavano i treni...
li guardavamo sparire.
- Andavano verso luoghi felici - pensavo.
adesso dove vanno i treni?
dove va forse la cavia nel labirinto,
verso l'uscita unica possibile.
avevo calato il ponte levatoio quel giorno.
- Non restartene chiuso nella tua scatola nera -
ti dissi. Ti limitasti a sorridere.
il tempo non era trascorso dicevi,
tu l'inossidabile, io l'immortale.
poter in quei momenti entrare nell'oblio,
non aver né passato né futuro,
percepire, solo percepire...
nel vecchio caffè sulla via Roma
aleggiava profumo di vaniglia e cioccolato
di legni saturi d'aromi e di ricordi.
si consumava tra noi la sigaretta inutilmente accesa
e stranamente si sfuocava il tuo viso
nel tremulo riflesso del bicchiere
" My sweet honey ", mio dolce miele
cantava un'antica canzone d'amore,
ma ora che sono lontana
in questo paese così avaro di luce,
ancora mi chiedo dove vanno i treni
per te che vivi in quell'abbraccio di colli
dove aspro s'addentra il respiro del mare
e cosa cerchiamo, tu, io, noi tutti,
non certo l'uscita unica possibile.
" Fèstina lente " amico, fratello mio
nel dubbio che ciò che aspettiamo
sia già accaduto in luoghi
inaccessibili a noi.
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Splendida

il 11/03/2019 alle 04:32