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Pubblicata il 14/02/2003
Io
chierico vagante
fra i pensieri
mi perdo di pianura
bruciata di gelido
sole morente
e mirabilia urbis romae
rimembro dai cortili
di sogni giocati
fra eteree visioni
d'armonica speme
Io
Rifuggo la terra
e il corpo mio grave
è oblungo fardello
che l'ascesi opprime
Io
sensale d'incanti
fra l'idra e l'ippocampo
miniati in aurora
di trepida pena
per Musa Natura
che non so
dominare
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caro adrea ecco a rileggere una delle più belle poesie che tu abbia potuto comporre, bravo davvero un abbraccioe ster

il 14/02/2003 alle 13:26

Questa volta hai assunto un bell'atteggiamento ieratico caro Andrea, in un brano tutto da centellinare tra le emozioni vive che dipingi e il senso del tempo che porta alla intima riflessione sulla umana natura e finitezza dell'essere, sui conflitti tra la materialità limitante e la purezza ideale dello spirito. Bellissima!
Un abbraccio.
Max

il 14/02/2003 alle 13:36

La dicotomia della gravità dei corpi e l'insostenibile leggerezza dell'anima è ben resa con angoscia da questa tua. Bellissima questa strofa:
"Rifuggo la terra
e il corpo mio grave
è oblungo fardello
che l'ascesi opprime"
Complimenti e cari saluti!
Axel

il 14/02/2003 alle 14:30

Complimenti per la splendida costruzione del tuo vagare, rifuggendo la terra.
Si sente l'esigenza dell'equilibrio, del dominio delle forze.
Spero che un giorno tu possa dire:
"per Musa Natura
che so
dominare"

Ciao

Massimiliano

il 14/02/2003 alle 16:33

perche' rifuggire la terra che e' fragranza di pane? anche di quello dolcissimo dello spirito...E' bellissima..adios.Luna

il 14/02/2003 alle 18:38

Grazie, Massimiliano. I chierici vaganti viaggiavano di università in università beneficiati dal diritto di accesso che era loro riservato. Sono la metafora del viaggio che sottintende alla conoscienza.
Ciao.
Andrea.

il 14/02/2003 alle 18:39

Grazie, Ester. un abbraccione grande anche a te e ci aggiungo anche un bacio! :-)
Ciao.
Andrea.

il 14/02/2003 alle 18:40

Grazie, Max. In effetti in questa poesia io ho cercato di rappresentare l'immaginario dell'uomo medievale impersonificato dalla figura del chierico vagante. Tuttavia la scelta di questo tipo di personaggio non è casuale: il viaggio del chierico che vaga di università in università alla ricerca di conoscienza è la metafora del percorso che molti di noi stanno compiendo dentro loro stessi.
Ricambio l'abbraccio.
Andrea.

il 14/02/2003 alle 18:46

Grazie, Axel. E' la dicotomia che lacera l'uomo medievale il cui immaginario ho voluto rappresentare in questa poesia. La figura del chierico vagante, poi, da sempre mi affascina. Egli viaggia per conoscere: quello che facciamo noi quando ci guardiamo dentro.
Un caro saluto
Andrea.

il 14/02/2003 alle 18:50

Ily...io non ho mai avuto esigenza di cose materiali. Io sono soltanto una persona che sta cercando e spera di smettere di farlo solo il giorno della sua morte. tvtb.
Andrea.

il 14/02/2003 alle 18:51

Grazie, Luna. Quando nella poesia affermo 'io' è il chierico vagante che parla, non io in prima persona. Ho solo dato voce ad un personaggio vissuto nel medioevo e che ha sempre rivestito per me un fascino particolare: il fascino del viaggiatore a caccia di conoscienza.
Bye..
Andrea.

il 14/02/2003 alle 18:54

Bellissima..complimenti.....ma tanti!!
un bacione!
albachiara

il 14/02/2003 alle 19:21

bhe...magari c'ero arrivata..pero' il senso della mia risposta e' lo stesso..cercare sempre comunque dovunque alla fonte di noi stessi..la terra che tutto genera e tutto si riprende...sempre nella stessa fragranza...ciao ciao..Luna

il 14/02/2003 alle 19:23

Grazie, albachiara. Ricambio il bacione :-)
Ciao.
Andrea.

il 14/02/2003 alle 19:24

Davvero molto bella, Andrea.
Un atteggiamento composto e neutrale ti porta a sovrastare gli avvenimenti, gli elementi.
Classicheggiante senza scendere nell'ofano.
Bravo
Er

il 14/02/2003 alle 21:56

Grazie, Ernesto. Io cerco di danzare al ritmo della tempesta che si agita dentro di me, ma spesso questa mi travolge...Che fare, allora ? Non c'è niente di fare: mi rialzo e mi rituffo fra le spume come un naufrago ostinato, sperando che in questo nuotare controcorrente le mie braccia divengano più forti. E se la tempessa cessasse ? Guai...
Andrea.

il 14/02/2003 alle 22:11

..nel corpo
che è greve
rimembraza
ristagna,
ne mostro
nemmen creatura
il cammino
proseguo...

ciao andrea un bacione cri

il 14/02/2003 alle 23:04

Grazie Cri...ricambio il bacione....e rilancio con un secondo... ;-)
Ciao.
Andrea.

il 14/02/2003 alle 23:22

Grazie, Nero. In realtà il santo della poesia non sono io. Ho voluto dar voce ad un personaggio che da sempre mi affascina perche nella suo stile vita sta l'essenza del viaggio che sto compiendo e che non voglio mai terminare.
No, non sparirò: come sai i viaggi dopo un po' ti riportano sempre ed inevitabilmente a casa. :-)
Un caro saluto.
Andrea.

il 15/02/2003 alle 11:00