caro adrea ecco a rileggere una delle più belle poesie che tu abbia potuto comporre, bravo davvero un abbraccioe ster
Questa volta hai assunto un bell'atteggiamento ieratico caro Andrea, in un brano tutto da centellinare tra le emozioni vive che dipingi e il senso del tempo che porta alla intima riflessione sulla umana natura e finitezza dell'essere, sui conflitti tra la materialità limitante e la purezza ideale dello spirito. Bellissima!
Un abbraccio.
Max
La dicotomia della gravità dei corpi e l'insostenibile leggerezza dell'anima è ben resa con angoscia da questa tua. Bellissima questa strofa:
"Rifuggo la terra
e il corpo mio grave
è oblungo fardello
che l'ascesi opprime"
Complimenti e cari saluti!
Axel
Complimenti per la splendida costruzione del tuo vagare, rifuggendo la terra.
Si sente l'esigenza dell'equilibrio, del dominio delle forze.
Spero che un giorno tu possa dire:
"per Musa Natura
che so
dominare"
Ciao
Massimiliano
perche' rifuggire la terra che e' fragranza di pane? anche di quello dolcissimo dello spirito...E' bellissima..adios.Luna
Grazie, Massimiliano. I chierici vaganti viaggiavano di università in università beneficiati dal diritto di accesso che era loro riservato. Sono la metafora del viaggio che sottintende alla conoscienza.
Ciao.
Andrea.
Grazie, Ester. un abbraccione grande anche a te e ci aggiungo anche un bacio! :-)
Ciao.
Andrea.
Grazie, Max. In effetti in questa poesia io ho cercato di rappresentare l'immaginario dell'uomo medievale impersonificato dalla figura del chierico vagante. Tuttavia la scelta di questo tipo di personaggio non è casuale: il viaggio del chierico che vaga di università in università alla ricerca di conoscienza è la metafora del percorso che molti di noi stanno compiendo dentro loro stessi.
Ricambio l'abbraccio.
Andrea.
Grazie, Axel. E' la dicotomia che lacera l'uomo medievale il cui immaginario ho voluto rappresentare in questa poesia. La figura del chierico vagante, poi, da sempre mi affascina. Egli viaggia per conoscere: quello che facciamo noi quando ci guardiamo dentro.
Un caro saluto
Andrea.
Ily...io non ho mai avuto esigenza di cose materiali. Io sono soltanto una persona che sta cercando e spera di smettere di farlo solo il giorno della sua morte. tvtb.
Andrea.
Grazie, Luna. Quando nella poesia affermo 'io' è il chierico vagante che parla, non io in prima persona. Ho solo dato voce ad un personaggio vissuto nel medioevo e che ha sempre rivestito per me un fascino particolare: il fascino del viaggiatore a caccia di conoscienza.
Bye..
Andrea.
bhe...magari c'ero arrivata..pero' il senso della mia risposta e' lo stesso..cercare sempre comunque dovunque alla fonte di noi stessi..la terra che tutto genera e tutto si riprende...sempre nella stessa fragranza...ciao ciao..Luna
Davvero molto bella, Andrea.
Un atteggiamento composto e neutrale ti porta a sovrastare gli avvenimenti, gli elementi.
Classicheggiante senza scendere nell'ofano.
Bravo
Er
Grazie, Ernesto. Io cerco di danzare al ritmo della tempesta che si agita dentro di me, ma spesso questa mi travolge...Che fare, allora ? Non c'è niente di fare: mi rialzo e mi rituffo fra le spume come un naufrago ostinato, sperando che in questo nuotare controcorrente le mie braccia divengano più forti. E se la tempessa cessasse ? Guai...
Andrea.
..nel corpo
che è greve
rimembraza
ristagna,
ne mostro
nemmen creatura
il cammino
proseguo...
ciao andrea un bacione cri
Grazie Cri...ricambio il bacione....e rilancio con un secondo... ;-)
Ciao.
Andrea.
Grazie, Nero. In realtà il santo della poesia non sono io. Ho voluto dar voce ad un personaggio che da sempre mi affascina perche nella suo stile vita sta l'essenza del viaggio che sto compiendo e che non voglio mai terminare.
No, non sparirò: come sai i viaggi dopo un po' ti riportano sempre ed inevitabilmente a casa. :-)
Un caro saluto.
Andrea.