Immobile,
su una fredda pietra
grezza
che giace senza
terra
a rimirare vergini strade
come orme dei rintocchi
d’un tempo passato
che segnan dei volti
la morte e ‘l gioire,
come pagine incise d’arte
di cui io mi fo’ parola.
s’inganna cielo il lago
si specchiano montagne
tra stelle oscure in fuga
come miraggi.
un soffio,
allungo la mano
e si rivela infine
il volto che m’incatena
e che io dannata
porgo alla notte.
silenzio,
ignoto demone,
invisibile destriero che fugge
senza meta,
ed esulta vincitore:
domarlo
leone che dorme,
cogliere un fiore,
sguardo di un folle,
e custodirlo tra ricci capelli.
con ali senza
canto
immobile
in volo
sul sussurro che trema
e tace.
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