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Pubblicata il 21/01/2019
acque dei mari, dei fiumi, dei torrenti
venite a me,
l’emiciclo del mio abbraccio
sarà la vostra baia infinita
dove torneranno messapi a sostare;
sulle vostre sabbie bianche
cavalcheranno dioscuri.
danzeranno fanciulle al suono delle vostre onde.

lontane sirene tenderanno trappole
all’agguato delle murene
e i gabbiani stenderanno lini
per l’amplesso degli amanti.

mare, mare, con occhi di salsedine
mi scruti dentro.
la tua voce è quella del marinaio
che a sera chiama per nome velieri senza padrone,

quando s’imbeve di luna il sarago argentato
e l’ultimo ombrellone abbandonato
giace riverso immemore di sole.

un granchio affamato rotola verso la sua tana
briciole di cielo cadute
dalle mani di una donna azzurra,
e poco lontano un uomo
affonda lo sguardo opalescente
lì dove si perde l’ultimo pensiero.

mare, che a sera custodisci nostalgie di naviganti,
le tue anse racchiudono paure di naufraghi,
che le albe dissolvono in polline di luce.

la mia anima ambisce tesori di fondali
e nelle notti agostane anela vendemmiare
i grappoli porpora dei tuoi coralli.

invece sono qui, attraccata ad un molo
dimenticato dal tempo,
mentre mi illudo, con mani d’amore,
di riportare alla vita la fossile conchiglia.
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grazie atrox

il 27/01/2019 alle 10:53