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Pubblicata il 09/02/2003






Ci sono momenti in cui sai chi sei, ma non sai cosa vuoi da te stesso. Hai freddo, ma non sai se vuoi continuare a percepire quei piccoli, continui brividi che solo il freddo sa regalare o farti avvolgere dal tepore di un cappottone. La scelta non è difficile, è automatica: dipende solo ed esclusivamente da un desiderio momentaneo, un capriccio, un auspicio, una parola detta in un certo modo piuttosto che in un altro da qualcuno o da qualcosa. Ciò che invece può diventare complicato è l'approccio alla scelta, prima mentale e poi fisico; equilibrare sensazioni ed emozioni non è cosa da niente. Ed è proprio davanti a questo eterno, irrisolvibile enigma che giocano un ruolo fondamentale tre perversioni della mente umana: il dubbio, la voglia e la paura. Non si può assolutamente prescindere da una delle tre, perchè l'una implica l'altra e ciascuna di loro è resistenza di un circuito continuo, impossibile da sabotare. Sono come una piramide egizia. L'imponenza che appare ai nostri occhi è data da quei tre paretoni scoscesi che si compattano tra di loro, quasi a collassare ma mai a cadere. L'uno si serve dell'altro per sopravvivere, poichè da solo non avrebbe sèguito, non avrebbe storia. Ma l'enorme valore di questi tre muri addossati e complici non avrebbe vita senza una base altrettanto potente sotto i loro piedi. Ed ecco che diventa tutto una reciproca dipendenza, un circolo vizioso che non può e non deve fermarsi.
Tuttavia, come tutte le relazioni matematiche, c'è un'eccezione. Sono proprio strani, dubbio, voglia e paura: si amano e si odiano, si azzuffano e si coccolano, si solleticano e si graffiano. Ma non si conoscono. Non si conoscono e non potranno mai farlo perchè per riuscirci dovrebbero poter concepirsi. Cartesio diceva che pensare qualcosa significa affermarla. Ciò vale a dire che dubitare di dubitare ci permette di conoscere il dubbio; ed è proprio qui che la chiave comincia a girare dentro la serratura. Il dubbio del dubbio ci fa cristallizzare i pensieri e tramuta in sabbia i ventosi vortici fatti di supposizioni; la voglia della voglia è un'irrefrenabile valanga d'acqua ghiacciata che ti coglie quando hai più bisogno di un calorifero; la paura della paura ha la forza di catapultarti all'indietro proprio quando credi di doverti fiondare in avanti. E' mediante queste monete di scambio che possiamo comprare da noi stessi la nostra conoscenza.
Si, siamo. Ma cosa siamo? Schiavi di un morboso dubbio che ci teletrasporta da 0 a 1000 passando per meno un miliardo, passeggeri di una recondita e violenta voglia che non esiste o cuochi provetti per un'affamata e vuota paura?
Scoprire qualcosa sembra sempre positivo, ma spesso diventa monotono o limitativo. E allora tutto sta non nella scoperta dell'ente, ma dell'entità. Quanto di più assurdo può esserci nel dubbio di un uomo, quanto di più paradossale c'è nella voglia del corpo, quanto di più sovversivo si può trovare nella paura del pensiero: l'amore.
Ed io ho paura che, senza alcun dubbio, ho proprio voglia di amare.
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