Spazi dissacrati,
tra il nero pestilente
e vicoli di ratti,
un’inquietudine soffocante,
anima strette e anguste strade senza uscita.
tra stanze kafkiane e folli turbinii d’immagini,
perso, vago e m’affretto alla ricerca del nulla.
L’affanno anticipa il mio passo,
anch’esso rifugge da un io decadente;
volgo a destra, una volta mi separa dall’antro d’una corte,
un gatto nero si liscia il pelo,
il suo sguardo tagliente m’annuncia d’una fine.
varcato il portone caddero le tenebre.