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Pubblicata il 11/11/2018
Io non sogno di terre lontane
e d'esotiche genti,
in mente ho solo un paese,
il cadenzato dire della sua gente
è voce di mia madre:
" Parl pu pian che la mnina al dorm "
sussurro all'ombra ch'era mio padre
nell'intimo silenzio della stanza.

saliva cantando la scala, mia madre,
bacile in gioco sulla crocchia bruna,
il viso perlato di sudore e gocce d'acqua
e sogno, madre mia prima,
del nostro tempo insieme,
non so perché solo questo
e non altro alle mie spalle,
ti rivedo nell'alone di luce del balcone,
con ansia chinare di lato la testa,
cui mi attirava scarna la tua mano
per leggermi più dentro
i piccoli tormenti giovanili.

taceste al mio andare,
quasi senza avvertire,
colpo d'ala improvviso
da sospinger lontano il mio fuggire
più di quanto lo possa
la smania di spazi infiniti;
così vi rammento,
di me rimpianto mai consumato.

e penso a te amata terra mia
retaggio di grazie popolane
e lessico di pietra
fragranze di fieno e di mare
per assolate, assorte periferie
e folli corse alla marina
tra platani e canti di cicale.

mia terra, ferita, ripudiata
è non aver capito allora,
che ora mi porta l'ultimo affondo.
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il 13/11/2018 alle 09:43