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Pubblicata il 24/10/2018
Io germino nell'uomo
per sua stoltezza,
di quella stessa
che privò il remoto
eden e la conquista
all'esser suo di quiete
e di dolcezza;
m'è vanto
il panorama
della trista sequela
tragica,
che metto in moto
da millenni
sul suolo della terra.

nella mente
di voi mortali
innesco
deleterie ambizioni
di progetti immortali,
cui m'afferra
la frenesia di gloria;
e con pozioni
del vostro sangue
brindo al fosco desco.

crebbi col vizio
nei turriti ostelli
farneticando gelosie,
delitti ed immonde follie;
ed inculcai
l'ebbrezza ai menestrelli,
ed opulenza e trionfi,
con malie scellerate
ai potenti:
e ai derelitti
peste e fame.

l'ardente febbre spargo
della violenza
nella menti illuse
dal sogno distruttore:
finché, duellando,
all'infernale cargo
giungono del battello
del Terrore:
fragile ombre
nel tetro buio sfuse!

la speranza
ho tentato, l'ho sedotta
fingendomi vezzosa
ed allettante;
e nell'Amor clemente
io m'insinuo,
e vi innietto
l'aspra lotta
fra il dolce affetto
e l'odio:
preminente dissidio
in fondo al cuore
titubante.

lancio
dagli occhi miei
l'arte del dolo,
la perfidia brutale,
ed il delirio
delle guerre
e il torvo raggiro
per onori e fama,
e il solo gusto
delle vendette:
come corvo
in voi dissemino
l'icor del male.

correte al mio delirio,
soffocate le turbe
del cervello:
ed in voi
entrerò folgoreggiando,
fervida agitatrice
d'efferate risse,
e godro'
del festino nefando
dei vostri lutti,
e godro' del macello
che in voi
scatenano
dottrine e norme,
ottenebrati dall'errore antico:
scaltra demagogia,
frutto di presunzione:
e nell'insieme
confronto con l'eterno,
l'amnistia pretendete
e il riscatto dal nemico...
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