la tua voce di albicocca,
come il suono antico del duduk,
raccontava il pianto
di un antico popolo,
le gioie e le dolcezze
dell'amore e della sofferenza,
come una preghiera
che saliva verso il cielo
dai camini di antiche case,
aveva il sapore del grano dorato
della tua terra perduta,
il profumo delle rose
nascoste dietro cancelli
di vecchi palazzi,
era il chioccolio delle fontane
al centro dei giardini.
i tuoi occhi raccontavano
le marce estenuanti
nell'immenso deserto,
calcinato dal sole e dalla vergogna,
dei capelli neri e labbra di ciliegia
delle donne violate
dall'arroganza e dall'invidia,
lo splendore ialino dei laghi,
la sacralità delle foreste
e dei monasteri
aggrappati alle montagne.
i chicchi di melograna
nelle tue tasche
erano il viatico
per la nostalgia dell'esule.
nel giardino dei melograni,
che è il paradiso per la tua gente,
il tuo canto continuerà
a far sognare gli angeli
che attendevano il tuo ritorno
a casa.
l.M.
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