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Pubblicata il 15/09/2018
Monti,
colline,
mi affascinano
con le loro linee
e i loro contorni,
talvolta morbidi,
talvolta aspri e ispidi,
pungenti e duri
da scalare,
ma aria pura
e più longeve vedute,
sulla loro vetta,
si celano.

ed eccoci qua,
noi,
osservatori armati
non tanto dei nostri piedi
bensì delle nostre decisioni,
portiamo la mano al mento
cercando di comprendere
la continua ribellione
che il nostro essere vive
tra idea e azione.

accolti
dalla nebbia della valle
affascinati
dal suo mistero,
a noi la scelta
di quel sentiero,
entrare nell’oscurità
di una macchia e salir la vetta
o percorrere la strada piana
con la sua linearità,
quasi, perfetta.

eccomi,
a chi vuol incamminarsi
tendo la mano,
io parto
per questo viaggio
non molto lontano,
del quale già sento l’affanno
del mio respiro;
il morso dei crampi
sulle mie gambe,
il graffiare dei rovi
sulle nude caviglie,
lo scivolare dei piedi
sulle cadute foglie
e le insidie di ciò
che in un misterioso scoprire
su di noi futuro scivola
in un incerto avvenire.

alla fine,
però, vedo me,
curioso,
dopo aver tatuato
ad indelebile memoria
del cammino
le mille scoperte,
raggiungere la mia vetta
e guardare il mondo
con le braccia aperte.
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Bellissima. Ho colto in essa la metafora della vita vissuta in salita, alla ricerca del proprio io di libertà.

il 15/09/2018 alle 22:54

condivido i commenti precedenti......le cose troppo facili non appagano quasi mai le tue aspirazione.....

il 16/09/2018 alle 06:58