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Pubblicata il 03/09/2018
Ti scrivo questi graffi d'animo
nella consapevolezza che scivoleranno
lungo le pareti del tuo diaframma.
Alito un ultimo soffio
sulle tue labbra mai assaporate
perchè rianimi di puro ossigeno
le pareti pervie del tuo pericardio.
Non pronuncio parole
e non anticipo cose
che poi non usciranno
perchè il loro contenuto guasto
non possa essere turbolenza
per le tue viscere incontaminate.
Mi è stato concesso
di non indossare lezzi o rosari
e tutto ciò l'ho ottenuto
dopo aver lanciato al cielo,
a questo primo cielo chiuso,
una vecchia maledizione,
vecchia ma ancora in buono stato.
Ti lascio, come vitrei testimoni
della mia sete incompiuta,
due bottigliette d'aperitivo
al gusto contraffatto di fico d'india.
Ti conservo,
per quando li scoprirai sotto il letto,
quei cartoni vuoti di pizza al taglio,
contorti come acute lamiere
abbandonate sul ciglio di una strada.
Ti lascio, nella speranza
che l'antica promessa
concessa solo agli annegati,
quella di vederlo,
possa essere mantenuta;
ma forse quelle
erano solo parole
pronunciate da un Marinaio
ed io non posso distrarmi.
Ci sono ancora quindici scalini
da scendere al buio
prima di guadagnare l'uscita.
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