Astante pubblico di ludus criatura or mi vedi
in quell'anfratto di tendon ruggente ove tu siedi
del mio rossor gaudente e di ancestral smorfie compiaciuto
ignar del dramma ch'ebbi in giovenil età vissuto.
rider devo qual daga ch'addestrai a scacciare
di mio ignobil padre 'l rimembrar che m'ebbe a violentare
carta vetrata sull'epidermide mia era il pianto
ch'impotente urlava di mia madre a me accanto.
ma 'l sai tu a qual interminabil teoria di sacrifici
devono i clown lor por per esser davver felici?
ci scorgi sì ilari e mai cresciute estasi bambine
ma né nostri occhi traccia 'l dolor confine;
maladette sien quelle luci che ci disian inviolati
mai esser uomini, ma sol pupazzi stralunati
sol adusi a strampalati movimenti
e a serbarci automi assai ridenti.
ma poi quando 'l tendon le sue labbra ancor serra
lì novella e rovente imprende la mia feral guerra
daga mi cesella 'l plauso vostro per guerreggiare
contr'a la tragica memoria da estirpare.
ogne pedata che fu e sarà a me data parrà sol colpo di tosse
s'i' a compararla avrò con quelle subite, incancellabili percosse.
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