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Pubblicata il 03/05/2018
non so perché la vita,
talvolta, sembra divertirsi
ad intricare la matassa
già troppo di per sé avvolta.
ti svegli al mattino col cuore in tumulto
nell’attesa di un giorno che scorre rapido,
ma con le lentezze di un cuore che indugia,
di una mente che arrovella pensieri consueti
di cui non trova ragione
o speranza.
e capisci che non puoi sprecare
quel tempo terreno già breve per l’uomo,
non puoi gettare le ore
nella vuota immobilità,
nel rimanere sospesa
col ghiaccio nel cuore e nel corpo.
capisci, ma non sai, non puoi,non vuoi, non riesci
a strappare quell’uncino velenoso
che incide le carni senza alcuna pietà.
lo sai che lo strappo sarà lancinante,
ma dopo si chiuderà la ferita,
potrai guardare la vita con l’occhio più fiero,
benevolo, misericordioso:
invece sei qui con la tortura che attanaglia le membra.
grida, grida l’aiuto del cielo.
sii certa che nei tempi di Dio
potrà rifiorir primavera:
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parole di sofferenze...ma Dio potrà fiorire primavera.

il 05/05/2018 alle 15:18

Intensa ed intesa, bellissima nella chiusa, ciao

il 25/05/2018 alle 01:24

Vera sofferenza morale Eclisse,ma la speranza Divina non mi abbandona!

il 18/12/2018 alle 01:19

Grazie Gaudenzio! Un caro saluto

il 18/12/2018 alle 01:20