Verbi all'infinito, Arlette, e quel bastarsi, e poi non bastarsi più Un viaggio quello a cui ci induci al limitare di una notte sul discrimine tra il dentro ed il fuori di un anima che si ritrova a tirare una riga di demarcazione, una procedura selettiva per discriminare quello da serbare e quello che invece deve non essere ulteriormente. Io percepisco una sensazione di ineluttabile, e quell'ancora e ancora reiterato e quell'attesa una vertigine di annichilimento. Leggere questi versi è immergersi nel profondo se, inaccessibile, esausto, desolato.
Aggiungere qualcosa sarebbe vano. È così Sergio, così come ti è arrivata. Un abbraccio.
ti prende e ti avvolge in un silenzio da meditare e da assaporare
Riesco a rispondere solo ora; grazie Jacob, per il passaggio fra le mie righe e l'aver lasciato le tue sensazioni. Ciao Andrea. Si è vera, sai, differentemente dal mio solito procedere metto nero su bianco qualcosa che mi riguarda, riguarda un periodo della mia vita in cui mi ritrovo a chiacchierare più di qualche volta fra me e me. E l'altra me, devo dire, è di discreta compagnia. Un abbraccione.
Singolare anche la tua capacità di rasentare il centro con una sola freccia. Grazie G.V.
Immagine dolce di una routine salva dall'essere tedio grazie alla passione di vivere dell'uomo che traspare da queste righe. Bella.
Passione di vivere? Sempre Mirtilla, perché so bene quale sia il prezzo dell’apatia. E non ho nessuna intenzione di pagarlo, sinché testa e anima mi aiuteranno.