In ultimo l'attenderti è solo il continuo
di una rarefazione progressiva di una nebbia
come quella che ora in osservanza la processione degli equinozi
mi fa incontrare lungo la strada,
greggi brumosi che pascolano sulle stoppie
arrampicandosi sugli alberi e sfilacciandosi sugli steli
irti dei restati dalla mietitura,
non un nebbia compatta che tutto vela, ma branchi,
fuligginosa ovatta sospesa pare a pochi centimetri da terra
che permettono come una transumanza
da un campo ad un altro a volte invadendo la strada.
Impotenti i lampioni, che ne vengono contagiati ,
senza riuscire a scalfirla, pare anzi che per vezzo
ognuno venga circondato e le esigue luci nulla possano
su quella coltre di solida evanescenza
silenziosa, paziente, impermeabile agli sguardi
eppure così conosciuta da lasciare svettale le cime degli alberi
e il piede saldo nel fossato;
non una, ma stormi di brume lattiginose e aulenti di muschi,
di terra grassa arata da poco, di scorza di pannocchie e di fumi
in camini che ardono legna o che bruciano carburi.
Melange d'odori che si dipanano insospettabili,
li sospesi ad un metro dal naso che pare si discostino
scherniti lasciando passare le auto
richiudendosi a suggello subito dopo.
solo 'aurora incipiente annunciata dal sommesso brusio
del motore della città che s'avvia nell'abbrivio di queste mattine
ormai irte di sonno e di brividi riesce a scalfirne
il lento e opulento divenire,
un sole di circostanza a breve ne liquiderà le vestigia
e di quello che adesso è un regno di umidi sbuffi
non resterà che velato perlage sull'erba
e sull'asfalto a dipingere di un velo trasparente ogni dettaglio,
che si dissolverà nella contingenza della giornata,
ma che puntuale al vespro riapparirà protervo
e irridente a ricreare il reame del muto pascolare
dei veli della mia invisibile attesa di un ricordo
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