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Pubblicata il 04/04/2018
Là dove né luna né sole arrivano
l'onda di creta s'annoda sul fuso,
inconsapevole, come l'occhio
che vede ma non può vedersi,
come una testa che gira
ma non può comprendere,
come un delfino che nuota
ma non distende le pinne
nelle spume del mare di sopra.

La tua macchina, Rabbi,
è come un'oca selvatica
che scansa il suo riflesso
nello stagno.
Dov'era il tuo robòta
quando io ponevo
le fondamenta della Terra?
Può annodare
i legami delle Pleiadi
o sciogliere le catene di Orione?
E' lui che fa apparire
la Stella del mattino
e guida, nella sua corsa,
l'Orsa Maggiore con i suoi cuccioli?

Tu e la tua macchina
non potete comprendermi
pensando,
non potete cercarmi
non pensando.

E da sempre l'inverni lusitani
si crogiolano nel gelo
ed i gitani cantano nella nebbia.
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Ah, l'automa di creta viva! Ah, il Moderno Prometeo, il doppio del dottor Jekyll, quanti doppi per allargare la nostra potenza che il Divino irride. E i gitani inopportuni irridono con Egli.

il 04/04/2018 alle 18:43

dall'omonimo film di Wegener e Boese del '20. Bella pellicola restaurata.

il 04/04/2018 alle 19:00

è curioso questo mito mentre pare si approssimi l'era cibernetica...la morale è nella sua ingloriosa fine e nel pensiero che "niente di nuovo sotto questo sole"...bravo

il 04/04/2018 alle 22:04