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Pubblicata il 04/04/2018
solennità basaltiche si compongono
su fruscii ingovernabili di deformi preghiere
scintilla sovrano il crocifisso
tra dimore di lacrime scavate
in occhi di antique e attuali prostrazion madidi.
fumigano le candele di tremante cera
su pensieri al volgo ascosi
disiati da una sola, innominata anima
e anelano le labbra come a robusto vino
alla scaturigine rinfrescante del divino.
si incunea l’ondeggiare di mille confessioni
tra i denti ormai cadenti degli uomini
che preda sono della nostalgia delle stagioni.
passi si disegnano timidi
di simulacri di speranzosi pellegrini
avanza l’orante voce dei bambini
a carezza di ancestrali vetrate
di luci medievali ubriache
mentre scorron le debolezze intarsiate dal vivere
tutte indecifrabili e isonomiche
s’incanalano liturgie or pedanti or scalpitanti
nei polverosi corridoi
di sintassi di omelie improvvisate
si dondola un esile rosario
tra le dita eburnee d’una vecchierella,
memoria di antichi incensi serbando.
scorsa è la messa sulla pelle ansimante dei fedeli
e come fedeli, inesauribili sillabari
si riavvincono al Dio del silenzio
le ineffabili solennità dei santuari.
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