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Pubblicata il 30/03/2018
A intimiditi ramoscelli
d’irreprimibil speme
anemico e prostrato m’avvinco;
l’ancestral corteccia
che madre mi fu e demiurga
concedendosi va
a urlanti ruscelli di resina
balsamo iridescente
di rifiorito pneuma.
s’avanza irriverente
l’ordito di ormai obliati fallimenti
in vitree reminescenze incastonati
fino a carezzare
la dama d’una basaltica follia.
divorziano le figlie foglie
a guisa di baldi tersicorei agitandosi
dallo spirito violato da Cronos
dell’incanutito albero,
d’infantil rugiada assetate
e d’un fiero, accecante gialleggiare madide
di rinsaldarsi al tepore della terra
instancabilmente avide.
e’ l’intangibil scienza dell’estinguersi
che l’afono universo ammanta
della suprema violazione.
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