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Pubblicata il 02/03/2018
Il silenzio s'attarda
già da quattro Lune
su una Venere in eclissi
che rincorse in frenesia
il segno manifesto di Caino
tra congiunzioni e sestili
che macerarono una Terra
non evulsa da Erichto
con i suoi tessali incanti
ma da smunte margherite
che puntarono in sù erte
i loro aguzzi petali
blu cobalto.

Nella notte,
nelle tenebre più profonde,
nella dispute in rivoluzione,
occhi di capra senza latte
scintillavano umori ardenti
che non bastavano a dissetare
le riarse profonde canne,
liberate alfine dal fulmine,
dal lampo e dalla saetta,
ma non dalle prime
aranciate industriali
e dal dolce, stucco
latte, condensato.

Erano giorni in cui
una buffa di tramontana
ci arretrava sui marciapiedi
tra lo scodinzolio di passanti
sui nostri piedi cigolanti,
nonostante in quel tempo
il Sole fosse mio Padre
e la pallida Luna mia Madre,
che il Vento ancora culla,
da lungo lasso,
nel suo Grembo.
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