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Pubblicata il 05/02/2018
i pappi o come li cantò in Maia
il vate della Pescara di Fiume
di Gardone, Gabriele il grande,
quei frutti piumosi della viorna
festosi lievi danzano nell’aria
e poi dopo la caduta il suolo
ricopron di bianco niveo manto
che piede poco gentil presto
calpesterà macchiandone
il candore, son così i sogni
illusion e speranze nostri che
in ciel librati dall’animo dalla
mente liberati candidi volan
e cercano certezza poi come
pappi cadono spesso per terra
e son distrutti che forte calpestati!
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Che bello, Rusticus, imbattersi in questi immaginifici versi, le similitudini e le figure metaforiche che sapientemente usi, unitamente al lessico, con una carezza per la lettura !

il 06/02/2018 alle 05:53

Grazie gentil Poeta zordoz. ggc

il 06/02/2018 alle 08:28