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Pubblicata il 06/01/2018
Mi portavano asini sfiancati
e glie li restituivo cavalli alati
ma i fantini erano inadatti

poi arrivò l'elettronica
drogò tutte le teste
e non ci capii più niente
io potevo operare gli organi
ma non guarire i cervelli
il progresso come il vento mi sorpassò
e io troppo vecchio e stanco a rincorrerlo

rimasi solo coi miei catorci
e la miseria come ruggine avanzò
poi un giorno distratto da un bullone
che amava troppo la sua vite
finii schiacciato dal vecchio ponte idraulico
assetato di olio

ora questa lapide
la radio muta voce della mia anima
e il cipresso indomito
a diffonderla ondeggiando
ma il rombo assordante
distrugge ogni lamento,
giunge in questo cimitero
a fianco alla statale

corrono, corrono veloci
i fantini spronano,ingiuriano
le bestie ruttano impazzite,
la stupidità divorata e digerita
si posa come rugiada secca
su queste tombe spugnose
e sa che i cervelli orfani
la cercheranno e l'annaffieranno
senza tregua
... con gli occhi
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da:Soste Precarie
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mai poesia più vera in un tempo che ha succhiato l'essenza delle cose...

il 07/01/2018 alle 00:06

grazie...michael

il 07/01/2018 alle 23:13

La tua Spoon River continua con questo 'epitaffio' che vedrei bene anche a Cimitirul Vesel (il cimitero allegro in Romania). Semper altiore (credo si dica così). Grandi auspici.

il 12/01/2018 alle 23:30