PoeticHouse - Il Portale dei Poeti e della Poesia
Pubblicata il 06/11/2017
Il sole di novembre illuminava la sabbia granello per granello. Lei percorse a piedi nudi il tratto che la separava dalla battigia e bevve l'acqua dal cavo delle mani: c'era voluttà in quel gesto, come penetrazione di nettare che scivola giù senza impazienza e lo fece con il metodo di chi vive oltre le competizioni umane.
aveva lo spirito dei suoi giorni migliori e richiamò alla mente un viso, valutandolo nella sua umana nudità, spoglio di quelle maschere che così rapidamente cadono e si infrangono. Fuori dal legame vincolante della carne, avanzò la sua richiesta accarezzando con gli occhi la struttura di una conchiglia.
- Prenditi cura della casa, come di un corpo infantile indifeso -.
Avevano scelto di abitare quella casa e, fra tutti i piaceri che inesorabilmente ci abbandonano, quello perdurava nel tempo. Un docile universo di materia da forgiare e, poterlo fare, aiutava a tollerare la vita. Lui lo sapeva bene, in fondo; accettare avrebbe fatto la differenza tra vivere e sentirsi vivo, fra amare con verecondia o farlo mettendo in campo tutte le risorse del corpo e dell'anima.
restò lì dove ogni sentiero finisce, a guardare l'immensa distesa appena increspata. Una volta ancora ebbe l'antica certezza di non appartenere totalmente a nessun luogo, tranne una piccola casa a cui, di tanto in tanto, faceva ritorno.
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A tutti coloro che con la propria presenza si prendono cura di questa casa.

il 06/11/2017 alle 16:07
373

Che bella! Aiutava a tollerare la Vita.. Proprio così

il 06/11/2017 alle 18:21

Proprio così 373, nella maniera piu naturale, parola dopo parola. Quella che sorregge i pilastri e rinnova gli intonaci, quella che raccoglie ancora attorno al suo fuoco. Quella che quando le dai la luce, dimostra l'incoerenza della perfezione... e la vastità illusoria del vuoto. A rileggerti.

il 06/11/2017 alle 23:40

Proprio così 373, nella maniera piu naturale, parola dopo parola. Quella che sorregge i pilastri e rinnova gli intonaci, quella che raccoglie ancora attorno al suo fuoco. Quella che quando le dai la luce, dimostra l'incoerenza della perfezione... e la vastità illusoria del vuoto. A rileggerti.

il 06/11/2017 alle 23:40

Un cammino di sogni e magia! Nell'armonia della poesia! Molto bella e piacevole nella lettura. Un saluto

il 17/11/2017 alle 11:04

In questo tipo di case sogno e magia sono l'arredo. Il desiderio di esprimere i propri sentimenti unitamente al proprio punto di vista è la struttura portante. La parte più interessante è la finestra... ha una prerogativa di immenso valore. Ognuno ci può osservare ciò che desidera vedere. Grazie per il passaggio Fiordipsiche.

il 18/11/2017 alle 16:18

E' la casa delle memorie avvolta dalla sua foschia grigio-azzurra con solidi pilastri. Tutto ciò che accade l'attraversa e si disperde. Vi sono quattro cose che mi sconcertano: lei beve l'acqua salata a meno che non sia al bordo di un lago, la finestra a cui fai cenno nel commento non appare, non comprendo bene quale sia la rinuncia e chi la mette in atto e, ultima perché si chiama la casa della penna blu? Comunque è tutto malinconicamente evocativo.

il 19/11/2017 alle 15:36

La casa è quella in cui siamo Mariano, P.H. La immagino fondata sul mare, dove la donna sorseggia l'elemento che ama e chiede a chi può prendersi cura della casa e di farlo con le armi che ha (in fondo tutte contenute in un alfabeto). La finestra? Beh si, c'è e ci si affaccia per attingere l'ossigeno che arriva dal mare delle sensazioni dei coinquilini. La rinuncia... beh Mariano, tenere la finestra chiusa e no, quello non va. Sei passato qui e con interesse. Grazie.

il 19/11/2017 alle 15:59

Una casa rilucente, come la tua penna.

il 22/03/2018 alle 12:01

Una casa che ha un sentore di piazza, alla sera. Piazza di paese, anni 67/68... ognuno raccontava a modo proprio, accovacciato sulle sue stesse gambe o seduto su quattro assi tarlate o magari per terra. Le età erano le più disparate, le storie erano le più disparate e ascoltarle, ah si...ascoltarle era vita. Chi le sussurrava, chi le urlava, chi le masticava, chi le vomitava, chi le ricamava e si faceva notte fonda e si stava assieme e si andava via che anche se eri solo non eri mai solo. Questa casa mi ricorda quell'agorà di allora Ugo e qui mi siedo, talvolta, serena.

il 25/03/2018 alle 09:33