Di ascoltare
i rumori di una volta:
un timbro a secco su atti, marche e bolli
una risacca di un mare pulito
senza il vociare sconclusionato e volgare
di bambini ineducati
o radio al massimo del volume.
di apprezzare, così, il silenzio
che fa da sfondo alla malinconia estiva.
di udire, ancora una volta,
le voci di chi non ci sia più
senza otelmizzazione mediatica falsa e sciocca,
o anche la voce della infanzia innocente di un tempo
di quanti sono ormai cresciuti e andati via.
e far zittire la mia mente
che rimugina parole senza senso
nell’assordante fracasso
d’una città rasa al suolo
da un troppo cocente Sole.
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