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Pubblicata il 09/08/2017
cantò le tue acque o Ticino
un dì lontano di Lodi la vergine
ribelle mio caro azzurro fiume,
generoso nell’offrir tuo tanto
a quel degli avi miei nel tempo
e dei lor miseri parenti gramo
misero al viver sostentamento:
sulle rive giunchi e vimini poi
a formar ceste solide e cestini,
con vigor dalla liquida tua vena
tolti bianchi quarzosi sassi a vita
dar poi in lontan fornaci ardenti
a vetri cristalli e util vasellame,
nelle vicine lanche prati odorosi
del mughetto bianco e giacinti
dai colori intensi con altra flora
selvatica e dai botanici nomi
sconosciuti mentre s’apriva
con funghi porcini chiodini
prataioli il sottobosco, tutto
a portar merce di scambio,
di denaro nei festivi o domenical
mercati e, a finir, dai boscosi
verdi boschi a te figli fratelli legna
a subir dalla sega e dalla pialla
nobile offesa o il focolar
a tingersi di scoppiettante rosso.
un tempo lontano, un nostalgico
passato ma ancor quella vita
della natura viva o morta ancor
vive, brillan nell’acqua quei lucenti
sassi al vento si piegano lenti i giunchi,
a primavera son le lanche in fiore,
ridono di vita i boschi e i sottoboschi,
il canto qui della lodola e del ravarino
non più rendono come allor men dure
con le melodie loro le fatiche dure
di quelle antiche vite vissute grame
ma solo al ricordo a me danno
nostalgica e dolce pace al cuore.
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bella e apprezzata

il 10/08/2017 alle 12:24

Grazie franc, buona giornata e cordiali saluti. ggc

il 11/08/2017 alle 08:43

Estrema!

il 11/08/2017 alle 10:45

Sir Morris, cordiali saluti. ggc

il 11/08/2017 alle 15:55