occhi stanchi, rughe in volto, barba nera e il tempo sul sorriso
immortale
le luci accese. Decine erano i decolli sul letto, musica di chitarra classica e ammirazione
maestro
grande, immenso, vincitore di battaglie immaginarie che non torneremo più a combattere, che ricorderò soltanto io
soldato
narratore prezioso per quelle orecchie curiose che cercano di udire il vento che profuma di dopobarba e conosce la vita.
poeta
foto rare, in bianco e nero Sottovoce suggeriscono un passato caldo come il sole Siciliano e duro come il mare quando urla il suo amore
ammiraglio
e intanto il tempo affamato sbatte contro la porta ogni volta che la luna muore, mentre il cane dorme e i sogni si spezzano.
ragazzo
ho capito, forse tardi le grida di solitudine delle tue poche lacrime e dei tuoi sorrisi di circostanza.
vecchio
ho visto un futuro di solitudine e mi sono perso. Cercando l’uscita sono tornato fanciullo e dal ramo di un nocciolo ho rivisto il nostro film. Senza pause e senza incubi abbiamo camminato sulla spiaggia.
regista
momenti che il domani non suona più saranno i fallimenti di quell’oggi che ignoro e che affronto armato di un pugno che gocciola di rancore
estraneo
arduo è il camminarti accanto. Una salita costante con ai piedi catene e pregiudizi e sulle spalle uno zaino colmo di aspettative e delusioni
saggio
ma non importa, al calar del sole spegnerò l’ultima sigaretta e andrò a dormire con la tua voce nella testa e il tuo sorriso nel cuore
padre