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Pubblicata il 27/07/2017
Fuggiasca fra i gaudenti, nell'etere sino agli avi a mormorare ai pazzi sicchè sconfitti i demoni e i lor perdenti dei, al terzo rigo puntando un dito al sole e l'altro sull'ardesia: scusi, lei ama la chiosa, la rima o va da sé che aggiungendo un pò di prosa, poi ne vien fuori poesia ?

Trotta e sbrocca, coi piedi vuol buttare giù la porta, imbastita a festa anche la coperta, si deve tener lontana dall'amor di quello che divampa, al chè giuliva, nell'anima il boato sinchè godea, per sua gran fiamma accresceva il gran dilemma: divino Apollo, chi lecca tanta speme per silente rima?

Dall'alto si mostrava con le forme del pennuto appreso intento che d' Apollo illuminante si dicea, fra un dito al sole e l'altro a ponente, d'esser divenuto lui stesso un gran cornuto: " Per vendetta, son sol'io che mi disseto al tuo solitar gioire, testè decisi che, chiusa la via, non sarai mai più sua".

'Sì crudele, il divin dall'alto la puntava, in basso solamente un ombra si scorgea: così che sola e non più sposa, si decise di voltar preghiera a musa sua, finchè intonasse a lui il più bel canto, titolando ai posteri e, negati i discendenti, che se per Apollo un divin alato si fosse intravisto, a gemir il dolore si poteva solo con il pianto.
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Ecco, questo scritto è un capolavoro!

il 28/07/2017 alle 09:41