“Scusa…” Disse lui. Anna lo guardò con fare interrogativo, “Scusa” ripeté il ragazzo con tono più fermo e convinto, un attimo di esitazione e se ne andò veloce scomparendo dietro la porta della facoltà.
ormai la bomba era stata lanciata, Anna lo sapeva, bisognava solo attendere e vedere ciò che sarebbe successo. Uscì nella speranza di rivederlo, ma nulla. Tornò a reparto, indossò di nuovo il suo camice bianco, appena lavato, e di nuovo la cantilena “bip-bip-bip” bussò alle sue orecchie.
anna scoppiò in un pianto senza fine, lui era andato via… “Scusa” e di cosa? Di esistere? Di essere amato? Di non poterla amare? O solo di non amarla? “Scusa”, una parola su cui nessuno ragiona mai, un verbo… un imperativo morale: “Scusa”, ovvero “Perdona” e bisognava sempre perdonare, ma per cosa? Perché lui se ne era andato? E cosa sarebbe successo adesso? Queste ed altre domande tempestavano la testa di Anna. Lei lo amava, ma forse si sarebbe pentita per sempre di ciò che aveva fatto.
anna aveva concluso il suo orario di tirocinio, firmò la presenza e si diede il cambio con dei compagni di corso. Uscì dall’ospedale e chiamò Mara
“Eccoci! Cosa abbiamo fatto oggi? È deceduto qualche altro moribondo? Sai che odio quel reparto: noi non abbiamo un’utilità lì e poi…”
“Mara”
“Oi Anna sono qui, che è questa voce? Ti sei impressionata un’altra volta eh? Tu sei troppo sensibile! Devi capire che in rianimazione i pazienti vanno e vengono…”
“Mara”
“Però se ci pensi c’è un lato positivo: se escono in posizione orizzontale non possono lamentarsi del nostro operato e”
“Mara gli ho detto che lo amo.”
“Come scusa?” Chiese Mara attonita e divenuta improvvisamente silenziosa
“Ho detto a Leonardo che lo amo.”
“Scusa e… Come hai fatto..?”
“Sto morendo Mara, non ce la faccio più a vivere così, ho bisogno di lui, non posso più stargli distante e poi”
“Ti rendi lontanamente conto del casino che hai fatto? Sai quello che potrebbe succedere?”
“Lo so.”
“In facoltà sarai derisa a vita, tutti i suoi amici ti tormenteranno e”
“Mara! Non ti ho chiamato per avere ancora più ansia!”
“Scusami… e lui?”
“Se ne è andato”
“Ti ho sempre detto che non gli piaci, te lo devi togliere dalla testa, non è il bravo ragazzo che tu dici e non è neanche così bello”
“Io lo amo, come te lo devo dire? Come posso fartelo capire?”
“Ma come fai a dire di amare una persona?”
“Beh tu non hai mai amato?”
“Certo che no mia cara: io sto con tutti gli uomini, lo sai!”
“E se un giorno ti dovessi innamorare?”
“Per carità! Io voglio farmene uno a sera, sto un po’ con tutti e non escludo nessuno”
“Che schifo!”
“De gustibus non disputandum est”
mara era una classicista, molto colta, conosceva molto bene il mondo antico e a Medicina inanellava un trenta dopo l’altro, e con i ragazzi era così: ogni sera faceva l’amore con un ragazzo diverso e a poco a poco stava con tutti, questo voleva e questo la faceva sembrare felice.
anna si sdraiò nel letto. Pensava a quando avrebbe parlato di nuovo con il suo Leo… Lui ora dov’era? Cosa faceva? Aveva bisogno di lui e si, avrebbe combattuto per averlo.